De Maria: un artista sospeso tra apollinea purezza e trasparente malinconia
Con uno Chopin trasparente e nostalgico, il pianista veneziano Pietro De Maria ha incantato il pubblico del concerto d’apertura del Festival Bartolomeo Cristofori.
Questa pregevole rassegna concertistica, organizzata dal venticinquenne pianista e critico Alessandro Tommasi in collaborazione con il Comune e il Conservatorio “C. Pollini” di Padova, vedrà alternarsi, dal 21 al 30 settembre, musicisti del calibro di Ivo Pogorelich e eminenti artisti del panorama musicale nazionale e internazionale.
Il concerto di De Maria, tenutosi il 3 luglio a Padova, nella suggestiva cornice della Sala del Romanino dei Musei Civici agli Eremitani, si è avvalso dell’accurata presentazione della nota conduttrice di Primo Movimento, programma in onda su RaiRadio 3, Valentina Lo Surdo, che ha accompagnato gli astanti nell’assaporare le sfumature stilistiche del programma proposto.
Il recital si è aperto con gli Improvvisi op. 90 di Franz Schubert. L’esecuzione di questo capolavoro schubertiano, composto con la consapevolezza di essere prossimo alla morte, ha visto la sapiente alternanza di slanci lirici e momenti di assoluto intimismo. Questo è stato particolarmente evidente nelle scelte di estremizzare le dinamiche verso il piano e ilpianissimo, di staccare tempi talvolta più lenti di quanto non vengano eseguiti di solito e nell’incedere volutamente incerto e vago. Ciò è risultato molto efficace per la valorizzazione di un continuo senso del viaggio, incerto e periglioso, finalizzato alla ricerca di quell’Heimat sempre agognata e sempre sfuggevole.
Senso di malinconia e incertezza che, del resto, si staglia dirompente anche nelle tre Mazurke di Chopin (op. 67 n. 4, op. 24 n. 2, op. 63 n. 3), selezionate per tipologia di danza, in cui l’interprete ha mostrato il suo consueto charme, già del resto evidenziato nelle sue recenti incisioni chopiniane per la casa discografica Decca.
Egli, infatti, ha saputo trasmettere, grazie a un completo controllo della polifonia e a un suono opalescente, l’inquietudine di una musica intrinsecamente slava, combinata allatransparence francese tipica della pittura di Poussin e della musica di Ravel e Debussy.
Il concerto si è concluso con la funambolica trascrizione del balletto “Lo Schiaccianoci” di Tchaikovsky di Michail Pletnev in cui De Maria ha posto l’attenzione sulla leggerezza di una fiaba borghese che, in controluce, prefigura la fine di un mondo arcaico e pre-industriale nella Russia di fine Ottocento.
A decretare il successo della serata i tre bis concessi dall’artista, tra cui spicca una magistrale esecuzione della Sonata in re minore K1 di Scarlatti, in mirabile equilibrio tra brillantezza clavicembalistica e cantabilità italiana.
Foto: Linda Piana